Pensieri di Cartapesta

POLEMICA DI DIGNITA’ - VOCI DAL CARCERE

13/01/2012

 

Tema spinoso quello del carcere. Luogo comune a parole, luogo inconsueto da visitare. Spazio labirintico e claustrofobico, tema cinematograficamente perfetto per qualsiasi genere, argomento facilmente romanzabile. Alta concentrazione di criminali-eroici ed eroi-criminali, peccatori-religiosi e paladini-ingiusti, dove tutto sembra un controsenso.

Siamo tutti piantoni quando si tratta della vita del delinquente ma quanto ci è indifferente la sua fine. Che secondini attenti quando si parla delle accuse ma quanto è superfluo attendere la difesa. Sembrano tanti ed elaborati i termini di giudizio della legge ma, in realtà, nascondono il sostanziale azzeramento della soggettività di ogni individuo che viene categorizzato come criminale. Varcano la soglia del carcere così differenti gli uni dagli altri ma ne escono socialmente uguali: fedina penale sporca.

D-jail denuncia la discriminazione sociale degli ex-detenuti, le loro difficoltà nel pagare i propri conti con la giustizia e, una volta conclusa questa fase, nello scontare l’ergastolo con la società. Portare questa seconda dimensione, quella della società, all’interno del carcere e preparare i detenuti ad affrontarla è un compito difficile. Ancora più utopico sembrerebbe proiettare la dimensione della vita circondariale all’esterno e rendere cosciente una società che ancora crede ci siano poteri buoni. Questo disco non è però utopia: hiphop e triphop s-prigionano pezzi liberi, dedicati a chiunque, regalati a chiunque. Le parole dei detenuti volano via tra le sbarre e si posano sul web. Come ci sono arrivate?

C’è una strada, una delle tante percorribili, che alcuni carcerati hanno scelto di prendere. È un sentiero che, da venti anni, i detenuti continuano a battere. Oggi è più calpestabile e sempre più frequentato. Lungo la strada esistono tappe dove poter raccogliere tutto il materiale che serve a costruire i mezzi necessari per raggiungere la destinazione finale. Al termine del sentiero vi è un burrone: il materiale raccolto può così servire a costruire un ponte, un Ponte Magico, solido sufficientemente affinché non si cada nel fossato e lungo abbastanza per portare lontano.

È così che immagino il lavoro associativo che gli artisti professionisti, gli ex-detenuti e la polizia penitenziaria stanno svolgendo. Così come creativa è la forza d’animo per coloro che devono reinventarsi una vita, così sono creative – musica e teatro principalmente –  le attività del Ponte Magico. La conclusione del percorso riabilitativo avviene quando si esce di galera: si aprono i cancelli allo strapiombo di sabbie mobili, bigottismo e discriminazione che solo un ponte costruito con calce di fiducia e viti di forza possono reggere. Questo ponte è sicuramente più reale e funzionale di quanto l’aggettivo magico possa indicare.

Per saperne di più sull’Associazione  Il Ponte Magico e sulle sue attività e per scaricare il disco:

http://www.ilpontemagico.it/